Le guerre per la Valtellina nel secolo XVII


Ulrico Martinelli, Le guerre per la Valtellina nel secolo XVII
ISBN 978-88-97897-09-5

IL VOLUME È ESAURITO

Premessa alla nuova ristampa anastatica

L’episodio della defenestrazione di Praga (23 maggio 1618) nel quale un gruppo di nobili protestanti gettò dalle finestre del palazzo reale due luogotenenti imperiali e un copista, rimasti peraltro illesi, segnò l’inizio della Guerra dei Trent’anni, il conflitto più lungo e cruento dell’età moderna.

Due anni più tardi (20 luglio 1620), con il massacro di alcune centinaia d’inermi protestanti, anche la Valtellina entrò da protagonista nella storia europea.

Da questo sanguinoso episodio, sinteticamente evocato nel primo capitolo, prende le mosse il libro di Ulrico Martinelli, Guerre per la Valtellina nel secolo XVII. Il titolo è rivelatore della posta in gioco: la lotta per l’egemonia in Europa.

Sin dalle prime pagine lo storico bormino non esita a denunciare i promotori del nefasto macello quali traditori al soldo della Spagna per dare colore di rivolta religiosa a ciò che non era se non vendetta di partito.

Al dissidio religioso veniva a sovrapporsi quello politico che rimetteva ancora una volta sul tappeto la questione dei passi retici.

La vera causa della rivolta era infatti di ordine strategico e consisteva nel controllo dei passi alpini che attraverso il “corridoio valtellinese” collegavano lo stato di Milano con la Germania e i Paesi Bassi.

Da quel momento la Valtellina, in virtù degli interessi politici e militari legati alla sua importanza strategica nel sistema di comunicazioni delle Alpi centrali, divenne oggetto di contesa tra le due maggiori potenze europee: Spagna e Francia con i rispettivi alleati.

Per quasi vent’anni l’intera valle venne percorsa in lungo e in largo da eserciti che seminarono ovunque lutti, devastazioni, saccheggi, incendi e violenze di ogni genere.

L’importanza cruciale assunta dalla Valtellina come snodo strategico nell’Europa del Seicento ci indusse così dieci anni or sono a ristampare “l’impresa storiografica” di Ulrico Martinelli. Beneficiari: i cardiologi a convegno nella Magnifica Terra.

Le ragioni che la rendono ancora attuale furono affidate al professor Gianvittorio Signorotto, ordinario di storia moderna presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, accreditato studioso del Seicento lombardo e dei rapporti tra lo Stato di Milano e la Valtellina.

Il libro andò esaurito in breve tempo e fu in seguito insistentemente richiesto dai partecipanti al tradizionale corso di aggiornamento cardiologico e anche dagli appassionati di storia locale.

La ricorrenza della venticinquesima edizione, che anticipa di un solo anno il quattrocentesimo anniversario dell’inizio della Guerra dei Trent’anni, ci è sembrata un’ottima occasione per riproporre la ristampa del volume il cui senso venne ulteriormente ribadito nel corso di una tavola rotonda di presentazione i cui interventi sono qui ripresi in guisa di postfazione.

Nella nuova copertina abbiamo riprodotto il ritratto del duca Henri de Rohan, pari di Francia, personalità di punta della scena politico-militare nella prima metà del Seicento: abile negoziatore, geniale capitano e autore dotato di penetrante capacità di scrittura.

La produzione memorialistica costituisce uno dei filoni più rappresentativi del grand siècle. Vi appartiene, sia pure nel novero dei minori, il duca di Rohan, con i suoi Mémoires sulla spedizione in Valtellina.

Ulrico Martinelli attinge direttamente a queste memorie restando colpito dalla dimensione drammatica del personaggio: grande condottiero, chiamato le roy des montagnes per la straordinaria capacità manovriera che sapeva imprimere alle sue truppe. Qualità che rifulsero soprattutto in Valtellina durante quattro battaglie vinte attaccando separatamente le truppe imperiali e spagnole.

In quest’opera lo storico bormino fa emergere con forza anche la dimensione umana del duca, leale con le sue truppe come lo fu con il suo sovrano. In compenso, dopo aver umiliato le forze del nemico, il Rohan, vittima d’intrighi, fu abbandonato dalla corte e votato alla solitudine poiché le vittorie sul campo apparvero sterili sul piano politico.

A Ulrico Martinelli, ammiratore del duca, non resta quindi che imputare lucidamente proprio all’integrità morale e all’ orgoglio del duca l’amarezza di una resa a discrezione e la ruina della sua fama.

Gianvittorio Signorotto, acuto prefatore di questo libro riconosce allo storico bormino un ulteriore pregio: la perfetta, minuziosa conoscenza dei fatti e dei luoghi che fanno da sfondo alle vicende narrate. Sono visibile segno del legame tenace con la sua terra.

Inoltre un ricco apparato di tavole, disegnate sempre dall’autore bormino, contribuisce ad agevolare la descrizione topografica dei movimenti delle truppe e dei luoghi ove avvennero gli scontri.

Ci siamo particolarmente soffermati sulle folgoranti battaglie del duca di Rohan perché ne fummo emotivamente coinvolti. Una narrazione, sorretta da stile sorvegliato ed efficacia espressiva, che ci auguriamo abbia a essere condivisa anche dalle giovani leve di cardiologi a convegno nella Magnifica Terra.

Ai “veterani” che seguono con interesse le nostre iniziative, aperte nella sessione introduttiva ai convalligiani, un sentito grazie per l’assidua fedeltà dimostrata in un quarto di secolo. Un consolidato incontro scientifico-professionale, diventato punto di riferimento nazionale ad alta specializzazione, al cui successo forse non è del tutto aliena questa parentesi culturale.

Leo Schena, Livio Dei Cas
Bormio, marzo 2017