Tipografia Solares, Bormio 2015, pp. 416
Indice
Remo Bracchi, Tre ricettari bormini del secolo XVII per la cura delle persone e delle bestie
Remo Bracchi trascrive ed esamina tre interessanti manoscritti bormini, risalenti al XVII secoli, contenenti rimedi e ricette mediche per la cura di persone e delle bestie. Il Bracchi coglie l’occasione per esaminare il lessico per studiarne l’etimologia con i consueti collegamenti con gli altri dialetti alpini, di tutta Italia e con le lingue europee. Un raffronto di queste ricette viene fatto anche con i vari consigli erboristici di cui alle varie pubblicazioni curate dall’esperta bormina Silvia Ericini.
Cristina Pedrana, I “Memoranda”
Memoranda è il titolo di un manoscritto secentesco in cui sono annotati alcuni episodi e fatti salienti della storia del Contado di Bormio. Cristina Pedrana ci presenta la trascrizione, la traduzione e i necessari commenti, confrontando il testo da lei recuperato presso l’Archivio di Stato di Sondrio con quello parzialmente pubblicato da Enrico Besta in appendice a Bormio antica e medievale col titolo di Adversaria burmiensia.
Ilario Silvestri, Menico Anesi e il crocifisso del Cortivo
Il ritrovamento del dipinto chiamato Crocifisso del Cortivo ha riaperto la questione sulla bottega di pittura che ha operato in Alta Valtellina sul finire del Quattrocento e l’inizio dell’Ottocento. Ilario Silvestri coglie l’occasione per ridare lustro alla famiglia degli Anesi cui appartengono, a detta del Silvestri, i pittori che hanno frescato case e chiese del Bormiese e dell’Alta Valtellina, sfatando l’erronea attribuzione al famoso – suo malgrado – Giovannino da Sondalo, che in realtà era un facoltoso committente.
Francesco Palazzi Trivelli, Cattaneo Piaggio indoratore genovese e Santino Robustelli di Grosotto suo allievo
Gabriele Antonioli, La scola di Santa Maria Elisabetta o della Visitazione della B. Vergine, detta dei Voltolini, eretta dalli Bormini nella chiesa di San Zulian in Venezia
Dopo le distruzioni operate dai Grigioni con i loro alleati da una parte e gli Spagnoli dall’altra, furono numerosi i bormini che si trasferirono a Venezia per compiere i lavori più disparati, fondando tra l’altro una confraternita presso la chiesa di San Zulian, alla quale confluiranno poi anche gli emigranti grosini, frontalaschi e chiavennaschi. Gabriel Antonioli, oltre alla sorprendente scoperta, ha recuperato nei vari archivi veneziani le regole della scola (mariegola), elenchi degli iscritti e verbali di cui propone la trascrizione.
Daniela Valzer, E sempre con promessa di maritarmi mi ha tradida
Daniela Valzer quest’anno presenta ai lettori un processo che coinvolge una fanciulla residente a Bormio sedotta da un operaio tiranese, anch’egli a servizio presso una conceria bormina. La giovane donna chiede al tribunale che obblighi il suo innamorato a sposarla, perchè è in dolce attesa. Il tiranese cerca di sottrarsi a un possibile matrimonio, dichiarando che non ha mai esternato una vera e propria promessa…
Pietro Negri, Bormio 1814 – Segni di amicizia tra un bormino e un francese durante la riattivazione, con precarie disponibilità finanziarie, dello stabilimento di ferrarezza nel Bormiese
Ecco un altro tassello utile a ricostruire le vicende ottocentesche dell’industria siderurgica bormiese. Ne dà conto Pietro Negri con questo breve, ma interessante articolo.
Samuele Cola, La prima centralina idroelettrica dell’Alta Valtellina
Il giovanissimo Samuele Cola ha presentato durante l’a.s. 2014/2015 una interessantissima tesina incentrata sulla centralina idroelettrica costruita dalla società dei Bagni a Premadio. Il Centro Studi pubblica volentieri l’elaborato dello studente, che si dimostra un vero appassionato della storia locale.
Lorenza Fumagalli, Dalla carrozza a cavalli alla carrozza elettrica e oltre: difficoltà di nascita della linea ferroviaria Sondrio-Tirano e affossamento del tratto verso Bormio
A inizio Novecento anche Bormio sognava la strada ferrata, a tutti sembrava la naturale prosecuzione del tratto Sondrio-Tirano. Lorenza Fumagalli illustra gli entusiasmi che portarono alla redazione di più progetti, ma che purtroppo vennero ben presto accantonati e dimenticati.
Maria Pia Padrazzini Lavizzari, Il dottorino (Italo Stanislao Pedrazzini 1869-1959)
Il dottor Italo Pedrazzini fu per molti decenni il dottore dei bormini e dei valligiani. Uomo dalle incredibili doti umane è ricordato dalla nipote Maria Pia che in questo modo rinverdisce la memoria di una persona di grande rilievo per tutto il Bormiese.
Michele Parolini, Il San Giovanni nascosto di Mondadizza
Don Michele Parolini ci illustra la storia delle chiese di Mondadizza, partendo da quella più antica di cui rimangono solo alcuni accenni in una muratura, a quella dismessa nel Seicento, ora adibita a sede della Vicinanza, che tuttavia conserva pregevoli affreschi che meriterebbero di essere restaurati e valorizzati.
Sabina Colturi, Massimo Favaron, L’Orso (Ursus arctos) in Alta Valtellina: storia e cultura
Il ritorno dell’orso ha riportato nelle nostre valli le ataviche paure e gli antichi pregiudizi. Sabina Colturi e Massimo Favaron gli rendono giustizia con un articolo che parla scientificamente del plantigrado e delle sue abitudini di vita, ripercorrendo altresì la documentazione storica e ricordando la spietata caccia che a inizio Novecento ne ha provocato l’estinzione.
Leonardo Malatesta, Italia e Svizzera dal 1860 al 1915: piani di guerra e fortificazioni (terza parte)
Si conclude con questo numero l’ampio articolo di Leonardo Malatesta che narra le reciproche diffidenze tra Italia e Svizzera nel periodo tra il 1860 e il 1915, che hanno portato i due stati e realizzare una linea di difesa nel caso di un attacco militare. La prima parte è pubblicata sul Bollettino n. 16, la seconda sul n. 17.
Anna Lanfranchi, Echi di guerra nelle cronache locali
Anna Lanfranchi propone stralci di lettere che scrivevano i soldati locali dal fronte, dalle prime linee dei luoghi di conflitto. Ne escono spaccati di sensazioni, emozioni, di giovani vogliosi di vivere e consapevoli del pericolo di soccombere in questa guerra che ha mietuto troppe vittime.
Elio Bertolina, Germana di nome
Battista Testorelli di Valfurva, soldato durante la prima guerra mondiale, reduce da un campo di prigionia in Germania, trova da questo soggiorno obbligato, l’ispirazione per attribuire il nome a una delle gemelle nate dopo il suo ritorno in patria.